Avanzano la sostenibilità e gli impegni ESG. Entra infatti in un nuova fase la rendicontazione societaria di sostenibilità con il recepimento della Direttiva europea Crsd 2022/2464 mediante il decreto legislativo n.125 apparso nella Gazzetta Ufficiale del 10 settembre. Entrato in vigore il 25 settembre scorso, riguarda i gruppi societari ma avrà impatto su tutta la catena del valore coinvolgendo anche i fornitori.
Passo dopo passo aumentano gli obblighi di rendicontazione societaria, individuale o consolidata, ai fini ESG, acronimo di Environmental, Social and Governance, Ambientale, Sociale e Governance. L’ultimo provvedimento legislativo in merito è la pubblicazione, nella Gazzetta Ufficiale del 10 settembre, del recepimento della direttiva europea Crsd 2022/2464. Csrd è l’acronimo di Corporate Sustainability Reporting, cioè di rendicontazione societaria della sostenibilità.
Il suo titolo è DECRETO LEGISLATIVO 6 settembre 2024, n. 125 Attuazione della direttiva 2022/2464/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 dicembre 2022, recante modifica del regolamento 537/2014/UE, della direttiva 2004/109/CE, della direttiva 2006/43/CE e della direttiva 2013/34/UE per quanto riguarda la rendicontazione societaria di sostenibilità. (24G00145) (GU Serie Generale n.212 del 10-09-2024). Il provvedimento riguarda le imprese di grandi dimensioni, piccole e medie imprese quotate (con esclusione delle micro-imprese).
Il decreto legislativo impone regole più severe per la responsabilità e la trasparenza delle imprese, in modo particolare per i gruppi societari e le società madri. Come evidenzia l’articolo 4, i nuovi requisiti di rendicontazione consolidata riguardano:
-la strategia aziendale e il modello di business;
-gli obiettivi di sostenibilità;
-la governance e gli incentivi;
-la due diligence o dovuta diligenza;
- i rischi e le dipendenze.
Oltre alle informazioni di tipo finanziario nel bilancio di esercizio si dovranno inserire le informazioni di sostenibilità sugli impatti, i rischi e le opportunità legate ai temi ESG, già richieste alle imprese di grandi dimensioni (volume d’affari di oltre 50 milioni di euro, un attivo di oltre 25 milioni di euro ed oltre 250 dipendenti).
Tra i requisiti spicca il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità, e in particolare la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra entro il 20230 e il 2050. Le società dovranno esplicitare se gli obiettivi raggiunti si basano su evidenze scientifiche.
Anche se molte aziende piccole e medie possono ritenersi non toccate dalla direttiva, occorre rilevare che le società ad essa soggette dovranno valutare i principali impatti negativi, effettivi o potenziali, legati alle attività dell’impresa e allasua catena del valore, comprendendo in questo caso anche la catena di fornitura. Dovranno altresì valutare anche le azioni intraprese dall’impresa per prevenire o attenuare impatti negativi o per porvi rimedio. Di fatto ci si dovrà render conto che la pratica societaria, obbligatoria, della sostenibilità riguarderà in futuro un numero sempre maggiore di aziende.
EB
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