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Home » Attualità » Meloni contro la Direttiva Case Green. Pensata da burocrati!

Meloni contro la Direttiva Case Green. Pensata da burocrati!

3 Maggio 2024
in Abitazioni, Attualità, Edilizia sostenibile, EPBD, Governo
Tempo di lettura:3 minuti
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Duro attacco del premier Giorgia Meloni contro la Direttiva EPBD o Case Green a Pescara: “Solamente dei burocrati chiusi in un palazzo di vetro possono immaginare una cosa del genere” dimenticando i tanti tecnici e politici che hanno lavorato per anni sul provvedimento. E promette di orientare il Piano nazionale che deve recepire la Direttiva. Fatidica la domanda: chi paga? Tuttavia, Ungheria a parte, che ha votato con l’Italia contro la Case Green, la posizione rimane -attualmente – isolata all’interno dell’Unione europea.

Meloni si affianca al ministro Giorgetti nel  tentativo di affossare la Direttiva sulla Prestazione energetica degli edifici o EPBD o Case Green. Il clima pre-elezioni europee non aiuta i politici a esprimere riflessioni più profonde sul tema, visto che gran parte degli italiani è proprietaria della propria abitazione e la casa è un argomento importante per tutti. Giorgetti, qualche giorno fa, aveva riservato qualche battuta ironica sulla Direttiva appena approvata dal Consiglio.

Meloni contro la Case Green

Ora contro il provvedimento ci si è messa la premier che lo ha attaccato duramente la conferenza programmatica di Fratelli d’Italia svoltasi qualche giorno fa a Pescara. L’attacco è stato magistrale: “Solamente dei burocrati chiusi in un palazzo di vetro possono immaginare una cosa del genere…. una direttiva pensata malissimo, senza tenere conto di alcuna specificità come se efficientare una casa di legno nella tundra finlandese fosse la stessa cosa di efficientare una casa in pietra in un borgo della Sicilia”. Qui la premier ha dimenticato che ogni Paese potrà declinare la Direttiva secondo le proprie esigenze pur rispettando gli impegni intermedi e finali fissati da Parlamento EU e Consiglio.

Ambiente e sovranità energetica

Certamente i burocrati di Bruxelles sono stati coinvolti. Tuttavia, sostanzialmente il provvedimento è frutto di lunghe riflessioni di tecnici e di politici di tutta Europa desiderosi di ridurre le emissioni di gas serra, che inquinano l’ambiente, abbassare fortemente le spese energetiche delle abitazioni (quindi, sovranità energetica!) e combattere la piaga della povertà energetica. Dal 2002 le diverse versioni della EPBD hanno aiutato i cittadini europei a rendersi consapevoli dei problemi energetici delle proprie abitazioni. Hanno aiutato a risparmiare tanta energia e soldi e creato ambienti più confortevoli e case meno inquinanti. Hanno creato lavoro e occupazione in edilizia. Ma si può fare di meglio e di più. Vedasi la scheda sulla EPBD di Enea.

Due anni di tempo

Ora i Paesi membri dell’Unione avranno due anni di tempo per recepire la Direttiva predisponendo “un piano nazionale per la riduzione delle emissioni inquinanti degli edifici”, come dice la premier. Pur riconoscendo che gli edifici, così come sono fatti oggi, non fanno granché bene all’ambiente, Meloni assicura che “intendiamo a utilizzare i prossimi due anni per provare a cambiare una normativa che rimane ancora molto, troppo sbilanciata e che per essere ragionevole deve a monte rispondere a una banale domanda: chi paga? Perché è la domanda alla quale non ha risposto nessuno finora e non hanno risposto perché purtroppo la risposta era: i cittadini”. Questo è certamente un tema. Scordiamoci che ci venga incontro l’Unione che sta pagando buona parte del Pnrr. Bonus fiscali a parte, esistono soluzioni economiche e finanziarie per venire incontro ai cittadini. E il Governo, lo si sa, le sta studiando.

Posizioni isolate

Sostanzialmente quello della presidente del Consiglio è stato, a nostro avviso, un discorso elettoralistico che non entra nel merito delle argomentazioni e trova pochi emuli nel panorama dell’Unione. Ungheria a parte, unica nazione che ha votato assieme all’Italia contro la Direttiva Case Green, le prese di posizione di Meloni e Giorgetti rimangono – attualmente – isolate all’interno dell’Unione europea. Non ci risulta che in nessun altro paese d’Europa si sia scatenata una campagna di opposizione e di denigrazione della Direttiva simile a quella cui stiamo assistendo. Che tutti gli altri 25 paesi siano fessi?

Ennio Braicovich

Tags: DIRETTIVA CASE GREEN
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